Cremona 1689
Sebastiano Ricci e Antonio Stradivari. Un’alba a Cremona
La piazzetta davanti alla taverna era avvolta da una fitta nebbia, illuminata solo dalla pallida luce della luna che stava cedendo il passo a un'alba fredda e grigia. Stradivari e Ricci uscirono dalla taverna, entrambi segnati dalla lunga notte di gioco e di vino. L'aria era pesante, carica di umidità e di un silenzio quasi irreale. I due uomini si fermarono, i volti pallidi e tirati nella luce incerta.
Antonio, con il passo traballante e la testa che pulsava per la sbornia, fissava Ricci con un misto d’ira e di rassegnazione. Aveva la sensazione di essere caduto in una trappola, di essere stato manipolato fin dall'inizio. La rabbia ribolliva dentro di lui: come aveva potuto essere così ingenuo da giocarsi tutto, persino la sua arte, in una stupida partita a carte?
Sebastiano, invece, sembrava quasi divertito dalla situazione. Un ghigno gli increspava le labbra mentre osservava Stradivari con aria di superiorità. Aveva vinto, e la consapevolezza del potere che ora aveva sul liutaio gli dava un senso di euforia.
"Non penserete davvero di poterla fare franca, vero?" disse Ricci, la sua voce tagliente come una lama nella nebbia. "Il contratto è chiaro: costruirete l'arpa e scriverete ciò che dovete. Non avete altra scelta."
Stradivari strinse i pugni, le nocche bianche per la tensione. "Onorerò il mio impegno," sibilò tra i denti. "Ma non illudetevi di ottenere tutto così facilmente. Troverò un modo per proteggere la mia arte."
"Ah, il grande Stradivari, sempre così sicuro di sé," ribatté il pittore con sarcasmo. "Ma non dimenticate che la vostra reputazione è nelle mie mani. Un solo passo falso e vi rovinerò."
"Non temete, Maestro Ricci," replicò Stradivari con voce gelida. "Non sono un uomo che si lascia intimidire. Troverò il modo di onorare il contratto senza svendere la mia anima."
I due si fissarono per un lungo momento, i loro sguardi si incrociarono come lame nell'aria gelida. Poi, senza dire altro, si voltarono e si incamminarono in direzioni opposte. L'uno si diresse verso casa, con il peso del contratto che gli gravava sulle spalle come un macigno. L'altro, invece, si allontanò con passo sicuro, il sorriso di un vincitore stampato sul volto. La sua bella l’attendeva e non solo…
La nebbia li inghiottì entrambi, cancellando le loro figure come fantasmi nella luce incerta dell'alba. Il silenzio tornò a regnare sulla piazzetta, rotto solo dal debole rumore dei loro passi che si allontanavano.