Un estratto dal libro “Le stagioni delle illusioni” Arkadia Editore
…Tralasciando le fionde, che venivano definite “molto pericolose” dai nostri genitori per la velocità davvero impressionante che potevano imprimere ai proiettili, con inevitabili danni anche importanti agli sventurati che ne fossero stati colpiti, l’arma più utilizzata era la cerbottana.
Si trattava di un tubo di plastica o di metallo nel quale venivano infilati dei proiettili confezionati arrotolando dei rettangoli di carta a mo’ di missile dopo averli sigillati con la saliva (i più precisi con la colla…).
Dopo averla caricata, si portava la cerbottana alla bocca e soffiando si sparavano i proiettili ad alcuni metri di distanza ingaggiando furibonde lotte tra bande.
Stupii tutti quando in un negozio del centro riuscii a farmi comprare a caro prezzo una cerbottana a ripetizione. Sei tubi di plastica che erano portati alla bocca con il principio del tamburo rotante dei revolver. Dopo averla caricata, potevo sparare a ripetizione una gragnola di colpi mentre i nemici dovevano ancora ricaricare. Fui però surclassato da Mario, coetaneo della casa di fronte, che si procurò un tubo di ottone da un negoziante di lampadari.
Era lungo circa ottanta centimetri ed occorreva una certa dose di fiato, però sparava proiettili a una velocità tale e ad una distanza tale che ci sentivamo tutti come l’esercito francese davanti agli arcieri inglesi nella battaglia di Crécy. Impreparati a quell’arma scellerata non avevamo scampo.
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Un estratto dal libro “Le stagioni delle illusioni” Arkadia Editore
Arriva la "mini “che ad incremento delle nostre pulsioni giovanili (terza media), e nonostante gli strali delle organizzazioni cattoliche, ha da subito una diffusione mondiale.
Ricordo bene la bellissima attrice Claudia Cardinale in visita dal Papa con mini e reggicalze che si intravedevano quando scendeva dall’auto, immortalata da una foto che fece scandalo. Per noi maschietti nessuno scandalo: più erano corte le gonne e più si vedeva!
La nostra ansia di esplorazione dell’altro sesso era appena cominciata!
Nelle scuole d'Italia si susseguivano inefficaci editti dei presidi che proibivano alle studentesse l'utilizzo di tali scandalose gonne e prese di posizione progressiste per la liberazione della donna.
Per nostro enorme godimento anche alcune professoresse, oltre alle nostre compagne di classe, si tennero aggiornate alla moda del tempo.
Al ginnasio avevamo una insegnante di Italiano, Latino e Storia che era una bellezza.
Capelli lunghi, viso da fata, minigonna plissettata, lunghe gambe in mostra. I posti dei primi banchi a ridosso della cattedra, dati gli spazi esigui della classe, erano venduti a colpi di panini e aranciate sotto gli sguardi di disapprovazione delle nostre compagne. Eravamo in tre nei primi banchi davanti alla cattedra e durante le ore di italiano, stilavamo diligentemente dei grafici settimanali indicanti il " livello" di cosa si vedeva.
Coscia, reggicalze, ecc... I nostri compagni ci invidiavano e cercavano di barattare il posto in prima fila.
Le nostre compagne facevano finta di non sapere; non era ancora nato il movimento femminista!
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Un estratto dal libro “Le stagioni delle illusioni” Arkadia Editore
… Era domenica e, invece di essere “dedicato al Signore”, l’intero giorno fu paganamente dedicato alla Luna.
La sera, dopo cena, cominciò la lunga veglia della famiglia riunita intorno alla TV.
Come noi, milioni di italiani attendevano in diretta la notizia dell’allunaggio, sopportando interminabili e verbose allocuzioni di scienziati e giornalisti nostrani che, per riempire l’attesa, si cimentavano in descrizioni dettagliate di ciò che sarebbe accaduto, dei cambiamenti attesi e delle implicazioni sociopolitiche.
Noiosissime diatribe, a noi importava solo vedere l’Uomo sulla Luna!
Alle 22:17 arrivò l’annuncio: «Sono allunati!»
Salti di gioia, brindisi con lo spumante che mio padre teneva da parte per le grandi occasioni.
Poi ci mettemmo tutti in silenzio ad aspettare l’uscita di Neil Armstrong.
Poi ci mettemmo tutti in silenzio ad aspettare l’uscita di Neil Armstrong.
Ma Armstrong non usciva mai.
Si sta preparando, a minuti esce, sta per uscire…
Verso mezzanotte i genitori, stanchi, cedono e vanno “a fare un riposino”.
«Mi raccomando, quando ci siamo, vieni a dirmelo», disse mio padre ciondolando verso la camera da letto.
Del resto eravamo tutti in pigiama, la serata era calda ed eravamo tutti stanchi della lunga attesa.
All’una del mattino mi addormentai sul divano.
«Mauro, Mauro!»
Era mio fratello che mi tirava per la manica del pigiama.
«Ci siamo, esce…»
Mi svegliai di colpo; eravamo tutti in piedi davanti al piccolo schermo, assonnati e accaldati, ma consapevoli dell’importanza storica del momento.
Erano le 4:56 del 21 luglio 1969.
Dalla scaletta del modulo lunare, ripresa dalla telecamera fissata a una delle zampe del LEM, nell’incerto e polveroso bianco e nero della televisione dell’epoca, vedemmo.
Vedemmo l’adempiersi di un sogno, l’apoteosi di una tecnologia che oggi fa sorridere ma che all’epoca era allo stato dell’arte, il traguardo raggiunto dal coraggio di quegli uomini che, dopo essere stati letteralmente sparati fuori dalla Terra, stavano mettendo piede su un altro corpo celeste.
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Un estratto dal libro “Le stagioni delle illusioni” Arkadia Editore
Per risparmiare carburante, furono introdotte le “domeniche a piedi”, in cui ai privati era vietato tassativamente l’uso di veicoli a motore.
L’anno seguente queste furono sostituite dalle più originali “domeniche a targhe alterne”.
Al di là delle considerazioni generali, pensate all’impatto che queste misure ebbero su chi, come me, aveva la ragazza in un paese o città vicina e aspettava la domenica per andarla a trovare!
Prima un anno trascorso su treni locali strapieni, con orari impossibili e scene struggenti di addio alle stazioni; poi circa tre mesi di spostamenti alternati con l’auto dei genitori una domenica e quella dello zio, del nonno o di amici la domenica successiva.
L’unica alternativa era l’autostop, che in quegli anni si poteva ancora praticare senza particolari rischi.
Occorreva solo avere calma e pazienza, e trovare un luogo alternativo all’auto dove fare l’amore!
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